Giovanni Bono
Un ragazzo scappa di casa, in cerca di avventura: notizie come questa si sarebbero potute leggere, se ci fossero stati, anche sui giornali del Medio Evo. Ed è quello che ha fatto allora un ragazzo di Mantova, Giovanni Bono: quando gli morì il padre, senza curarsi della madre si ritenne libero di andare a esplorare il vasto mondo, per gustarne gli incanti di cui aveva sentito raccontare.
Finì per fare il giullare, cioè uno di quegli uomini che cercavano di sbarcare il lunario intrattenendo nobili e popolani con storie spesso triviali, scherzi volgari, battute maliziose. E se capitava, per arrotondare gli introiti non disdegnavano furti e imbrogli. La gente lo sapeva, e li teneva a distanza; la legge li considerava cittadini di serie B, indegni dei diritti concessi agli altri. Non era proprio quello che Giovanni aveva sognato; ma, dev'essersi detto, che altro poteva fare uno come lui, nato povero, analfabeta, senza un mestiere?
A quarant'anni, la svolta. I suoi vagabondaggi l'avevano riportato per caso a Mantova, quando si ammalò gravemente. Rendendosene conto, promise a Dio che se fosse guarito avrebbe cambiato vita. Guarì, e fu di parola: si ritirò dalle parti di Cesena a fare l'eremita, tutto dedito a preghiere e penitenze. Il suo esempio attirò giovani desiderosi di farsi guidare da lui nella vita spirituale, e divennero tanti, che egli fondò per loro un ordine religioso, e sempre nuovi conventi.
Campò così altri quarant'anni, morendo a Mantova nel 1249. Subito la folla lo pregò come un santo, e il Comune si sentì onorato da questo suo cittadino, al punto che subito ne fece fare il ritratto sui muri del palazzo della Ragione.
La più antica raffigurazione di Giovanni Bono, non ancora proclamato Beato e dunque eseguita a pochissimi anni dalla morte. Si trova a Mantova, non in una chiesa ma nell'antico palazzo comunale della Ragione: basta questo a dimostrare l'ammirazione di cui era circondato.
Affresco di Giovanni Bono